La decisione di scrivere questo post è maturata qualche giorno fa.
Mercoledì scorso (era il 12 gennaio), la Juve è stata sconfitta dall’Inter nella finale di Supercoppa (ringrazio gli amici interisti perché non hanno infierito molto). Il giorno dopo quella sonora batosta, ho ricevuto la newsletter bianconera che esordiva così – cito testualmente -: “La Juve si arrende all’Inter all’ultimo secondo dei supplementari, quando ormai nessuno pensava ad altro se non ai rigori”. Verrebbe solo voglia di dirgli “Bravi!” (ovviamente scherzo).
Hanno commesso l’errore di pensare che “è inutile impegnarsi più di tanto”, che “tra poco ce la giochiamo ai rigori”, “che cosa vuoi che accada in così poco tempo?” e così via … Insomma, hanno abbassato la guardia e – quando meno se lo aspettavano – hanno preso il goal infilato in porta da Sanchez al 121° minuto e perso la Supercoppa; noi, allo stesso modo, perdiamo certe opportunità che potrebbero non ripresentarsi più.
C’era stato già un altro precedente che mi aveva fatto riflettere.
Ricordate com’è finito il Gran Premio di Abu Dhabi a dicembre 2021?
Hamilton e Verstappen cominciano la gara in situazione di perfetta parità di punti; anche in quest’occasione nessuno pensava che a poche curve dalla fine (se non ho contato male, dovrebbero essere 11) il giovane Max avrebbe portato a casa sia la vittoria della gara che il titolo mondiale. Chissà?!? Immagino che Hamilton non se l’aspettasse proprio un sorpasso di quel tipo a quel punto del tracciato … eppure Max ci ha provato ed è riuscito nell’impresa.
Cosa ho imparato da questo finale? Che spesso dimentichiamo che non ci manca niente non tanto per vincere, quanto per avere una mentalità vincente; che molto spesso abbiamo gli stessi punti di coloro che reputiamo irraggiungibili e migliori di noi … dobbiamo solo crederci e non mollare FINO ALLA FINE perché ogni secondo, ogni curva, ogni giorno, può essere quello buono per dare una svolta.
Poi Domenica scorsa abbiamo ascoltato il Vangelo delle nozze di Cana (Vangelo di Giovanni, i primi 11 versetti del II capitolo) e tutto si è fatto chiaro: di fronte alla mancanza di vino, Gesù chiede ai servi di riempire d’acqua le giare (i “capasoni”) ed essi le hanno riempite FINO ALL’ORLO.
Facci caso: non è che hanno fatto domande, né hanno iniziato a dire a Gesù che stava facendo una richiesta strana o che serviva altro … si sono fidati di chi (Maria, la madre di Gesù) aveva raccomandato loro di fare “qualsiasi cosa” Gesù avesse detto di fare. E loro si sono fidati. Lo hanno fatto.
Qualche volta i miracoli nella nostra vita
sono appena dietro l’angolo oltre la nostra pigrizia,
la paura di non farcela,
la nostra bassa autostima,
il pensare che “anche oggi ci riusciamo domani” …
Occorre darsi una svegliata e occorre farlo presto. Alex Zanardi, il Campione, ha formulato la famosa regola dei cinque secondi che dice così: «Quando in una gara ti accorgi di avere dato tutto, ma proprio tutto, tieni duro ancora cinque secondi, perché è lì che gli altri non ce la fanno più». E lì scopri che puoi vincere anche tu … anche se non ci hai mai creduto e non ti hanno incoraggiato a crederci.
Sanchez, Verstappen, Zanardi e i servi del Vangelo non si sono comportati da “capasoni” e non sono rimasti ciascuno nel proprio campo “tanto per”, ma “TANTO DA”. E questo ha fatto davvero la differenza.
Dal “tanto per” al “tanto da”: il tuo prossimo step!
… in un bel libro di Padre Rupnik che sto leggendo – Il cammino della vocazione cristiana. Di risurrezione in risurrezione – e che consiglio soprattutto ai giovani degli ultimi due anni di scuola superiore, ho trovato un passaggio molto interessante: si tratta di un giovane che attraversa un bosco durante una tormenta di neve – evidentemente ciò che cerca gli sta a cuore – per recarsi da un anziano padre spirituale, Boguljub, in uno sperduto monastero per ricevere consigli su come non sciupare la vita.
Leggi bene però ciò che il giovane dice al monaco all’inizio del loro incontro: “Vorrei essere onesto e dirle subito che può darsi che il suo sforzo e il tempo che mi offre sia inutile. Non posso garantire che con Nusa (la fidanzata, ndr) ascolteremo quanto ci dirà. Anche noi, come tutti del resto, siamo gelosi della nostra libertà e non vogliamo sentirci condizionati in niente o dipendenti da qualcuno”.
Nel suo cuore Boguljub chiese pietà per questa generazione: “Che illusione, Signore, pensare di essere liberi di decidere, di autodeterminarsi, se la cultura di oggi si può vantare proprio di aver messo in atto un sistema quasi perfetto per creare dipendenza e persuasione! Se questa generazione ha un elemento di estrema fragilità, sta proprio nel suo essere manipolabile. Ma tutto viene camuffato nel gioco sottile di scegliere ed essere scelti, catturare ed essere catturati, sedurre ed essere sedotti… […] Il problema di questa cultura non è né scientifico, né ecologico, neanche etico in primo luogo, ma spirituale”.
Perché ti lascio con queste poche righe di questo libro? Sicuramente desideri vivere in pienezza la tua esistenza, ma spesso qualcosa o qualcuno occupa il tuo cuore e lo distrae.
Perché non provi a chiederti: in che cosa sto dando il meglio di me? Cosa appassiona il mio giovane cuore? Per cosa sono disposto a mettere in gioco tutte le mie forze?
Di chi sono disposto a fidarmi e a chi sono disposto a dare ascolto?
“Aperti gli occhi, non vedeva nulla”
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