Di arrivare a Pasqua ci siamo arrivati; più o meno preparati, ma ci siamo arrivati.
E ora? Esistono i fioretti pasquali? No, non credo esistano; esistono però dei segnali inequivocabili che la Pasqua può davvero significare qualcosa per la tua vita,
un momento di “passaggio“
da parte tua insieme a Dio (la parola Pasqua deriva dall’ebraico pesaḥ e significa, appunto, “passaggio”).
Cosa possono significare le parole ascoltate la notte di Pasqua “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24, 5). Pensandoci bene, quelle parole rappresentano per tutti un invito ad accogliere senza timore la novità di Dio, a guardare la vita non più con uno sguardo rivolto indietro, a non cercare più la soluzione a qualche problema rovistando nei tuoi vecchi rassicuranti schemi divenuti ormai una prigione dorata.
Non cercare tra i morti … Inizia a guardare in modo nuovo alla tua vita lasciando che Dio vi abiti e vi soffi quella ventata d’aria fresca di cui avverti un radicale bisogno.
Ho pensato spesso che il sepolcro da aprire non fosse solo quello di Gesù!
Spero sempre che in quella vittoria della vita, della luce, dell’amore ci possa essere anche il mio cuore. E ciò accade davvero quando mi fido di Lui che mi parla e si rivela nella Parola e nei Sacramenti, nella mia comunità di persone che lo cercano e lo incontrano – come ricorda un bellissimo documento del Concilio – tra “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” (Gaudium et spes, 1).
Passaggio da una fede troppo “quaresimale” ad una che ha il ritmo della Pasqua. Mentre cantavo l’Exultet all’inizio della Veglia pasquale, ho sentito come un’esigenza del cuore il far ripartire la mia vita da quel canto gioioso che ricorda ancora a tutti che “Cristo ha vinto la morte, è risorto”, che ha vinto anche la morte che posso portarmi dentro e che non può restare lì a crescere. Quel canto ci ricorda di attendere fiduciosi l’alba perché vedremo “la stella del mattino, quella stella che non conosce tramonto”, Gesù Cristo.
Un’ultima domanda:
di cosa è fatta la misericordia?
Me lo sono chiesto anch’io e, osservando la delicatezza del dialogo tra Gesù e Tommaso dopo la Pasqua (Gv 20,27-28) in cui non ci sono rimproveri o altro nei confronti del discepolo “incredulo”, sono giunto alla conclusione che la misericordia – quella che fa nascere la pace vera dentro il cuore – è fatta di
“piccoli concreti gesti che restituiscono alla vita”.
Chi dona e chi riceve Misericordia.
E se ci accorgiamo che abbiamo bisogno di misericordia … non cerchiamola dalla parte sbagliata.
Fermati. Prega. Vivi.
Buon cammino pasquale.