“Ci sono momenti in cui il tempo ha un’altra durata”.
Quando ascolti una frase come questa ti chiedi … ma che vuol dire? Te lo spiego subito.
Hai presente quando stai facendo qualcosa che vivi con tutto te stesso e senti di esserci davvero dentro la tua vita? Quel momento in cui passa un’ora e non te ne accorgi … praticamente il tempo vola via. Sì, hai ragione, accade così anche quando siamo in compagnia di coloro che amiamo.
In quei momenti non abbiamo bisogno che qualcuno ci indichi la via per vivere davvero: lo stiamo già facendo.
Ma che succede se, invece, non stiamo facendo quel tipo di esperienza e viviamo i nostri giorni sonnecchiando praticamente 24 ore su 24?
Che succede alla nostra ricerca della felicità se scambiamo la gioia con il piacere, la verità con l’opinione, la libertà con la voglia?
Cogli le differenze? Tra gioia e piacere è nel saper attendere e nel resistere al tempo (il piacere si esaurisce nel tutto e subito e senza ostacoli), tra libertà e voglia la differenza è nel vivere la vita come responsum / risposta ad una chiamata e non assecondando i propri “mi sento/non mi sento” e pigrizie del momento, tra verità e opinione è nel percorrere i sentieri faticosi della ricerca e della ragione.
L’Avvento che stiamo vivendo è un’opportunità per noi perché il 25 dicembre sul calendario arriverà quasi senza che ce ne accorgiamo, ma noi avremo mosso i passi dalle nostre vite verso Betlemme per fare spazio al Signore Gesù? L’Avvento è un’occasione da non perdere.
Nel cammino verso il Natale risuona nel deserto la voce di Giovanni Battista. Già, nel deserto.
In quel luogo dove la solitudine ti insegna davvero la comunione, il silenzio ti mostra l’importanza dell’ascolto, la proposta di scorciatoie allettanti ed illusorie ti indica la necessità della fede in chi darebbe la vita per te, il vuoto ti ricorda di chi e cosa è importante nella tua vita tanto da riempirti il cuore e cosa non lo è.
Ebbene sì, dobbiamo ammetterlo: spesso viviamo aggrappandoci a ciò che non ci serve più, fossero anche notevoli – si fa per dire – idee su Dio, sulla vita, sugli altri, su te stesso o ricordi di qualche momento bello o persone che non ci aiutano a crescere.
Di questi piccoli deserti – direbbe il Piccolo Principe – abbiamo sempre bisogno per ripartire più vivi che mai alla ricerca della gioia vera.
Allora convertirsi non è un’operazione triste e depressa, ma la consapevolezza di essere in cammino per la pienezza della nostra vita e che questa la scopriamo nell’incontro con il Signore. Come scriveva Bruno Maggioni, un biblista eccezionale, “convertirsi significa tornare a casa, un recupero di umanità, un ritrovare la propria identità. Convertendosi l’uomo non si perde, ma si ritrova, liberandosi dalle alienazioni che lo distruggono”.
E dentro di te sai che queste parole sono l’identikit del tuo cuore.
Ecco … se scoprissimo anche quest’anno che il nostro andare a Messa, il nostro pregare non servono a Dio, ma a noi per recuperare noi stessi nell’incontro con Lui, molleremmo la pigrizia e inizieremmo a percorrere strade nuove, strade di vita piena. Faremmo immediatamente almeno altri due guadagni: scopriremmo una sapienza di vita che non troviamo altrove e, soprattutto, finalmente inizieremmo a far fare pace alle luci e alle ombre che sono dentro di noi, ai desideri e alle paure, al lupo e all’agnello, il leopardo ed il capretto, il vitello e il leoncello che sono dentro di noi … proprio come ha profetizzato Isaia (11,1-10) annunciando la nascita di un germoglio dal tronco di Iesse, dato per finito, ormai senza vita e senza speranza. Proprio come certi giorni sembra capitare a noi.
Che la mia conversione, la nostra conversione sia davvero un cammino verso la luce, quella che illumina ogni uomo strappandolo al buio del non-senso. Ecco perché l’ Avvento è un’occasione da non perdere, un’opportunità da non sciupare.
Buon cammino.