Confesso che capita spesso anche a me di portarmi a casa dalla liturgia una parola, un’espressione, un’immagine che continua a ronzarmi per la testa e mi mette in moto il cuore sui sentieri carsici della vita frenetica di ogni giorno.
È successo anche stamattina durante la preghiera del prefazio nella messa del mattino; il testo (Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario X) ci ha fatto pregare così:
«Oggi la tua famiglia, riunita nell’ascolto della parola e nella comunione dell’unico pane spezzato, fa memoria del Signore risorto nell’attesa della domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia».
Che siamo di quelli tradizionalisti o progressisti (io non credo di essere né l’uno, né l’altro), questa bella preghiera ha messo in fila uno dopo l’altro tutti i tasselli di un mosaico che dice il volto di ogni comunità cristiana:
– essa si configura come famiglia SUA, non mia, né di una tale associazione o cammino, ma sempre e solo SUA;
– e si tratta di una FAMIGLIA, non di un club, di un’elite, di una ludoteca, di un supermercato o chissà cos’altro;
– a far respirare tutta questa sua famiglia ci sono due polmoni chiaramente identificati: l’ascolto della Parola e la comunione dell’unico pane spezzato (parafrasando una felice espressione del compianto P. Andrea Gasparino sulla preghiera, potremmo dire che nella vita di una parrocchia l’ascolto della Parola e la comunione dell’unico pane spezzato non sono tutto, MA TUTTO DEVE PARTIRE DA ESSI;
– siamo gente in attesa (non solo in Avvento e Quaresima), siamo volti segnati dalla speranza che fa generare vita e amore anche quando sembra non convenga perché “venga il tuo regno” passa attraverso i sentieri del tempo di ogni santo giorno [a casa, a scuola, in parrocchia, con la comitiva degli amici].
– Ecco perché facciamo memoria del Signore risorto: «La memoria è una dimensione della nostra fede che potremmo chiamare “deuteronomica”, in analogia con la memoria di Israele. Gesù ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua (cfr Lc 22,19). La gioia evangelizzatrice brilla sempre sullo sfondo della memoria grata: è una grazia che abbiamo bisogno di chiedere. […] Il credente è fondamentalmente “uno che fa memoria”» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 13);
– entreremo, ma nella liturgia ne sperimentiamo un fugace assaggio, nel suo riposo; come ha ricordato Papa Francesco lo scorso anno, «Che cos’è dunque il riposo secondo questo comandamento? È il momento della contemplazione, è il momento della lode, non dell’evasione. È il tempo per guardare la realtà e dire: com’è bella la vita! Al riposo come fuga dalla realtà, il Decalogo oppone il riposo come benedizione della realtà. Per noi cristiani, il centro del giorno del Signore, la domenica, è l’Eucaristia, che significa “rendimento di grazie”. E’ il giorno per dire a Dio: grazie Signore della vita, della tua misericordia, di tutti i tuoi doni. La domenica non è il giorno per cancellare gli altri giorni ma per ricordarli, benedirli e fare pace con la vita. Quanta gente che ha tanta possibilità di divertirsi, e non vive in pace con la vita! La domenica è la giornata per fare pace con la vita, dicendo: la vita è preziosa; non è facile, a volte è dolorosa, ma è preziosa». (Testo completo dell’udienza qui)
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Tutto questo per dire che … se si fanno bei discorsi sulla comunità parrocchiale come famiglia, sulla Chiesa casa di tutti (… coloro che la trattano come casa e non come altro, non dimentichiamolo), sulla necessità della nostra presenza indispenZabile (ah, non si dice così, ma “condividere i miei talenti”) e poi non ci siamo neanche con una telefonata per dire “guarda che so, ma non posso” … allora siamo dalla parte di quelli che “parole, parole, parole, soltanto parole …” e non di quei silenziosi che “Parola ed Eucaristia, servizio educativo e comunione”. Non ci crederà nessuno! Forse, in fondo in fondo nemmeno noi.
Ecco perché sono strapienamente d’accordo con chi afferma che “smarrito il Senso, si cercheranno le sensazioni!“.
Dio vi benedica.