È vero! Quando ci si affaccia alla finestra si può guardare dall’alto, si può anche guardare senza essere visti, si può assistere a qualche scena di vita quotidiana senza farne parte, eppure essendo presente.
Capita sempre più spesso che il linguaggio quotidiano (anche su sollecitazione mediatica) si lasci prendere da una deriva che colloca chi parla fuori dal contesto di cui parla, spesso con tinte forti.
Insomma, è come se ci si ponesse fuori dalle situazioni prendendo le distanze dagli altri. Per fare un esempio, si parla della società come se chi parla possa affermare di vivere altrove; si parla della Chiesa (da parte dei credenti) come se si appartenesse a qualche altra comunità … e così via.
No. Oggi non si può stare più alla finestra a sparare sentenze e giudizi. Occorre riscoprire la nostra umanità fatta di volti e di incontri (e a volte scontri) con gli altri. Perché l’altro non mi sta di fronte, ma accanto. Sì, accanto.
Lo sappiamo bene, la vita non è una puntata di Masterchef dove c’è chi cucina e c’è chi giudica (sia beninteso, conoscendo la cucina come le proprie tasche).
In tanti si parla “da fuori” e “senza sapere di cosa si sta parlando”.
Stiamo dentro questa storia che non è solo mia o sua, ma nostra.
donO