Post lungo! Ti avviso subito, ma ne vale la pena. Alla fine mi dirai …
Non dev’essere stato facile per i discepoli entrare nella prospettiva della Pasqua di morte e risurrezione, “Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.
Quando nel giorno di Pasqua ho meditato con la mia comunità su queste parole del Vangelo di Giovanni riferite a Pietro e al discepolo amato (20,9), li abbiamo sentiti tanto vicini a tutti noi che facciamo una gran fatica a rileggere alla luce del Vangelo i chiaroscuri delle nostre giornate (ti piace “chiaroscuri” per dire i nostri labirinti intricatissimi? 😄 ).
Quando dopo anni di cammino mi rendo conto di non aver davvero accolto la Parola nella mia vita, mi sento come uno che è andato a catechismo tanti anni e … non ha capito granché.
Mi sono fermato e … dopo un bel respiro ho dovuto accorgermi che la Sua Pasqua riguarda anche me, anche te.
“Lui è risorto?” mi ha scritto S. in uno dei crampi che gli prendono il cuore quando fa i conti con il misero raccolto nonostante la grande passione che ha sempre messo in tutto ciò che ha fatto (famiglia, parrocchia, lavoro, …). Gli ho risposto – l’ho detto prima a me stesso – “Lui sì, adesso tocca a noi”. Dopo qualche istante S. mi ha raggiunto con un messaggio di gratitudine per questo “pizzicotto spirituale” (cit.): “sì, mo tocca a noi”.
E allora mi sono tornate in mente le parole di Paolo agli Efesini (5,14) in cui probabilmente cita un antico inno battesimale ed esorta “Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà”. L’ho sentito come un invito rivolto a me a svegliarmi, a mettere da parte la catasta di alibi pronti ad essere adoperati per non vivere all’altezza della mia vocazione e della mia missione (sì, ce l’hai anche tu, ma forse non gli dedichi molta attenzione), ad affrontare con umiltà gli ostacoli e a vivere quei benedetti chiaroscuri dei miei giorni nell’ottica della Pasqua, nell’ottica in cui vince chi ama di più, chi dona di più, chi sa aspettare e sa “restare” nell’amore anche quando il cielo si fa scuro e tutti se ne vanno e lasciano soli.
Ho cercato un hashtag pasquale (è servito anche per questo leggere qualche libro di Philip Kotler) ed è venuto fuori – per essere maggiormente efficace ho scelto il dialetto come suggerisce Papa Francesco – #spanddausuenn (un pugliese non ha bisogno di traduzione), ovvero riprenditi dal sonno, dal torpore sonnolento in cui lasci che tutto ti scorra addosso … anche la vita.
Tutto bello, don! Ma … da dove ri-cominciare?
Ti propongo di ricominciare da un altro dettaglio del Vangelo di Pasqua e ti pongo una domanda: qual è il primo giorno della settimana per te? Il lunedì o la domenica?
La lettura evangelica del giorno di Pasqua ci invita a considerare la domenica come “Il primo giorno della settimana” (Gv 20,1). Se ci pensiamo bene, è proprio da quando abbiamo fatto della domenica l’ultimo giorno della settimana che le cose hanno iniziato a perdere la bussola e noi facciamo fatica a ritrovare il bandolo della matassa. Pensaci un attimo.
Se la domenica è l’ultimo giorno … vivrò tutta la settimana in attesa di sballarmi, sfogarmi e allora la riempirò di cose da fare, di luoghi da visitare, di esperienze da consumare “come se non ci fosse un domani” e … lunedì ripartirò più stanco e sgonfio di prima perché il mio cuore non ha avuto un attimo per godersi ciò che conta davvero, ovvero le relazioni fondamentali (con Dio, con gli altri, con me stesso).
Se la domenica è il primo giorno … vivrò questo giorno davvero per “ricaricare le batterie” godendo della presenza (un sinonimo di “dono” è appunto “presente”) delle persone che amo e di chi mi insegna ad amare donando la vita per loro, a ritrovare la luce per i passi del mio cammino, ovvero Dio.
Piccolo test: quanto desideri ciò che segue?
– energie non solo fisiche
– maggiore coscienza di te stesso
– non correre dietro agli impegni, ma viverli davvero
– armonia interiore
– equilibrio
– ordine
– pazienza e riflessività
– attenzione e lungimiranza
– relazioni autenticamente riconciliate
Se hai risposto di sì anche solo a due di questi … allora hai bisogno di fermarti anche tu. Scriveva Frere Roger Schutz, il fondatore della Comunità di Taizè, “Se fosse possibile scrutare in profondità un cuore umano, che cosa troveremmo? Con stupore scopriremmo che in ogni essere umano c’è l’attesa di una presenza, il silenzioso desiderio di una comunione”.
E quando trovo Dio, ritrovo me stesso . Non è mai tempo perso la preghiera. È di lì che nasce ogni autentica generosità, è da lì che fiorisce la capacità di riconoscere sul volto dei fratelli e delle sorelle i tratti del volto di Dio.
Hai presente i due discepoli di Emmaus? Dai, vedi il capitolo 24 del Vangelo di Luca (versetti dal 14 al 35). Anche loro il primo giorno della settimana sono in cammino e discutono di quello che hanno vissuto a Gerusalemme: non hanno compreso le Scritture (deve proprio essere un rischio serio per i discepoli di ogni tempo!) e se ne stanno andando da Gerusalemme fino a quando il Signore Gesù non gli si fa accanto e lascia che gli raccontino quello che è accaduto ad un certo Gesù 😎.
Immagino la faccia del Signore mentre gli raccontano quello che hanno capito finché Lui non li rimprovera teneramente chiamandoli “stolti e lenti di cuore” (non è proprio un complimento!) e gli offre la chiave di lettura delle loro giornate (il bandolo della matassa, appunto): il Signore Gesù aveva donato la vita per loro perché anche loro facessero di ogni istante della propria vita un dono d’amore a Dio e ai fratelli. Per intenderci,
“Mi hanno sepolto,
(Mujer Arbol)
ma quello che non sapevano
è che io sono un seme”.
Quell’incontro il primo giorno della settimana gli permette di recuperare uno sguardo più profondo e più vero sulle loro giornate, di riaccendere il cuore, di superare la paura e di invertire la rotta perché una vita donata non è una vita sprecata, ma una vita vissuta davvero perché ha in Dio il suo baricentro.
Ti lascio una preghiera della veglia di Giovedì Santo (non ho trovato l’autore, ma è davvero bella).
Signore, tu solo puoi saziare il nostro desiderio di vita,
dona il tuo pane a quanti hanno fame,
dona la fame di te a quanti hanno il pane.
Signore, tu solo sei la nostra forza di vita;
dona la tua forza a quanti sono deboli,
dona l’umiltà a quanti si credono forti.
Signore tu solo sei la nostra verità;
dona la fede a quanti dubitano,
dona il dubbio a quanti credono di possederti.
Signore, tu solo sostieni la nostra speranza,
dona fiducia a quanti hanno paura,
dona il tuo timore a quanti hanno troppa fiducia in se stessi.
Signore, donaci il tuo pane
e resta con noi. Amen
Allora, ti auguro buon cammino pasquale e … #spanddausuenn 😄
ps: se ti è piaciuto questo post condividilo con altri. #facciamoladifferenza
1 comment
È meraviglioso provare quanto Dio ha amato ognuno di noi con un amore così grande in Cristo. Ogni giorno ci invita a risvegliarci forse dalla tristezza per rileggere la nostra storia alla luce della Sua Parola, che fa ardere il cuore mentre cammina con noi, ci illumina, ci fa gioire quando riconosciamo che Egli, il Risorto, rinasce mentre lasciamo germogliare e crescere la Sua Immagine e somiglianza in noi, nel donare con gioia tutto ciò che siamo e abbiamo con i nostri fratelli.