Per chi canta il gallo?
Quella notte un gallo cantò e Pietro si svegliò dal torpore del cuore in cui era caduto senza accorgersene. Si era illuso di essere forte, di potercela fare da solo. Si era illuso – ed è la cosa più subdolamente pericolosa che possa accaderci – di poter fare a meno di Dio, di poter fare meglio del Maestro … di sapersela cavare perché “posso farcela da solo! Io non ho bisogno di nessuno”.
Quando a cena il Signore aveva rivelato a Pietro il rinnegamento proprio dietro l’angolo, Pietro non gli aveva creduto (“Io non sono così fragile” aveva pensato); anzi, aveva ribattuto che lui non avrebbe mollato mai. E invece …
In un batter d’occhio – basta leggere i Vangeli – aveva fatto fuori uno dopo l’altro i legami essenziali della sua vita: quello con Gesù, quello con gli altri discepoli e quello con se stesso. Ed era rimasto solo al buio e al freddo di quella notte.
Non bastava il fuoco acceso nel cortile a riscaldarlo.
Il freddo gli era sceso dentro.
Cosa lo ha risvegliato? Il canto del gallo.
Ebbene sì, quel canto che segna l’inizio di un nuovo giorno, quella notte segnò un’alba nuova nella vita di Pietro che ripartì proprio dal tepore delle lacrime che gli rigavano il volto.
Quelle lacrime furono il collirio migliore per vedere non tanto e non solo la propria fragilità, ma l’Amore enorme di cui era e restava destinatario e che, anche in quella notte, lo risollevava e lo restituiva alla vita con una nuova consapevolezza e una più realistica visione di sé.
Per chi canta il gallo?
A che punto sei della tua notte?
È ancora viva in te la nostalgia di una comunione vera e profonda?
Per risorgere cosa ti manca?
Ti lascio alcuni suggerimenti il primo dei quali è semplice:
trova il tempo per fermarti e ascoltare quel gallo che canta anche per te.
Trova il tempo per pregare con le parole che solo il cuore sa suggerire in questi momenti.
E se senti un peso sul cuore … prepara e celebra “da grande” il sacramento della riconciliazione.
Infine, due testi: ascoltiamo insieme il gallo che canta.
“La nostra epoca ha il senso del “party”, cioè dell’incontro in cui si beve e si mangia; si organizzano delle danze ma spesso è una questione di coppia e a volte addirittura una cosa molto individuale. La nostra epoca ama lo spettacolo, il teatro, il cinema, la televisione, ma ha perso il senso della festa.
Una celebrazione è l’atto specifico di una comunità, attraverso il quale le persone si rallegrano e rendono grazie al Padre per averle legate insieme; per vegliare su di loro e per amarle, così che non sono più isolate, chiuse nel loro isolamento e nella loro indipendenza, ma sono un solo corpo nel quale ognuna di loro ha il suo posto. La festa è il grido di gioia di tutti coloro che hanno fatto un’alleanza insieme perché sono stati guidati dall’isolamento all’alleanza, dallo scoraggiamento alla speranza”. (J. Vanier)
n.b.: Pasqua sia una festa, non l’ennesimo party da collezionare!
Quando prego con queste parole, alla fine mi sento sempre “colpito e affondato”. Buona preghiera!
TU CHE MI AMI COSÌ COME SONO
Signore, tu che mi ami così come sono e non come mi sogno,
aiutami ad accettare la mia condizione di uomo limitato
ma chiamato a superarsi.
Insegnami a vivere con le mie ombre e le mie luci,
con le mie dolcezze e le mie collere,
i miei sorrisi e le mie lacrime,
il mio passato e il mio presente.
Fa’ che mi accolga come tu m’accogli,
che mi ami come tu mi ami.
Liberami dalla perfezione che mi voglio dare,
aprimi alla santità che vuoi accordarmi.
Risparmiami i rimorsi di Giuda che rientra in se stesso
per non uscirne più, spaventato e disperato di fronte al peccato.
Accordami il pentimento di Pietro
che incontra il silenzio del tuo sguardo,
pieno di tenerezza e di pietà.
E se devo piangere,
non sia su me stesso
ma sul tuo amore offeso.
Signore, tu conosci la disperazione
che corrode il mio cuore,
il disgusto di me stesso
che proietto sempre sugli altri!
La tua tenerezza mi faccia esistere
ai miei stessi occhi!
Vorrei spalancare la porta della mia prigione
che io stesso chiudo a chiave!
Dammi il coraggio di uscire da me stesso.
Dimmi che tutto è possibile per chi crede.
Dimmi che posso ancora guarire,
nella luce del tuo sguardo
e della tua parola.
Amen
(Michel Hubaut)
don Oronzo
ps: ammettilo, “colpito e affondato” anche tu! A presto.