Pochissimi giorni fa abbiamo ascoltato pagine di Vangelo che potrebbero aver lasciato in noi tracce di stupore di fronte alla vita che sempre ti sorprende.
Penso che questa stessa esperienza possano averla fatta i Magi, questi sapienti che si sono messi in viaggio dopo aver riconosciuto in una stella un segno. Anzi, IL segno.
Ripenso con gratitudine e simpatia a tante veglie alle stelle vissute con gli Scout; penso che l’Epifania sia proprio una festa che gli scout non dovrebbero farsi scappare.
In quelle sere – mentre qualcuno che russa viene scambiato per qualche animale selvatico 🙂 -, alla fine della giornata guardi le stelle mentre loro guardano te; come ha scritto Alessandro D’Avenia qualche anno fa, “La parola desiderio infatti viene dal latino de+sidera (sentire la mancanza delle stelle). Ben venga questa nostalgia delle stelle, che ci chiamano sempre alle cose celesti di questa terra: amore, lavoro, relazioni”.
Penso a me, a te, a noi e tutti i desideri di cui è costellato il nostro cuore. E penso a cosa il nostro cuore cerca e a come tenere acceso il fuoco della ricerca perché il cuore non si addormenti o se ne infischi accontentandosi di ciò che crede gli possa bastare per vivere davvero.
Penso a loro, ai Magi, che si sono messi in cammino per un po’ di kilometri e penso anche – un po’ imbarazzato – alla distanza tra Gerusalemme e Betlemme (appena una decina di kilometri) che ha lasciato indifferenti tutti gli altri a Gerusalemme: certe volte ciò che cerchiamo – o almeno diciamo in maniera roboante di cercare – ce l’abbiamo a portata di mano eppure non ci muoviamo di un millimetro. Ci sta a cuore davvero?
L’altro giorno – in un libro di Luca Mazzucchelli che sto leggendo (Psicologia a strappo) – ho trovato questa espressione molto forte: “Le uniche scelte che fanno la differenza tra la mediocrità e il successo sono le scelte difficili”. Secondo me ha ragione. E secondo te?
A Gerusalemme i Magi – causa improvvisa (?) assenza della stella – chiedono informazioni e ne ricevono in abbondanza e con precisione: chissà che faccia avranno fatto quando si saranno resi conto che a quelli che gliele stavano dando con dovizia di particolari e tanto di citazioni bibliche non gliene importava nulla. Esperti conoscitori dei testi sacri, ma non interessati all’incontro con Colui che quegli stessi testi annunciavano ed invitavano ad attendere.
E niente! Siamo fatti così. Spesso ci lamentiamo che le cose non vanno come vorremmo, ma poi
siamo incapaci di riconoscere le tracce di Dio nella vita quotidiana,
di afferrare al volo il bandolo della matassa della vita,
di cogliere al volo l’occasione per vedere in un quadro d’insieme tante cose che nella vita ci sembrano senza senso e tutte senza collegamento tra loro.
Un po’ come tanti fili che sembrano strappati ma che, invece, visti dalla parte giusta, danno forma ad un prezioso ricamo, proprio come racconta Bruno Ferrero in una storia che fa al caso nostro.
Un giovane monaco fu inviato per alcuni mesi in un monastero delle Fiandre a tessere un importante arazzo insieme ad altri monaci. Un giorno si alzò indignato dal suo scranno.
“Basta! Non posso andare avanti! Le istruzioni che mi hanno dato sono insensate!”, esclamò. “Stavo lavorando con un filo d’oro e tutto ad un tratto devo annodarlo e tagliarlo senza ragione. Che spreco!”.
“Figliolo”, replicò un monaco più anziano, “tu non vedi questo arazzo come va visto. Sei seduto dalla parte del rovescio e lavori soltanto in un punto”.
Lo condusse davanti all’arazzo che pendeva ben teso nel vasto laboratorio, e il giovane monaco rimase senza fiato. Aveva lavorato alla tessitura di una bellissima immagine dell’Adorazione dei Magi e il suo filo d’oro faceva parte della luminosa aureola intorno alla testa del Bambino. Ciò che al giovane era sembrato uno spreco insensato era meraviglioso. (dal libro L’importante è la rosa)
Ultimo dettaglio: nel ritorno a casa dei Magi non si parla più della stella. Non ne avevano più bisogno. La luce, dopo l’incontro con Gesù, l’avevano dentro e li guidava.
Il mio cuore cerca.
Io, cerco il cuore! E tu?