Inizia il triduo pasquale, l’ultimo tratto di strada che conduce alla Pasqua. Contempliamo il Signore mentre si dona a noi per sottrarre la nostra vita al non senso di una vita-non-donata, di una vita vissuta troppo fuori e poco dentro, di gesti di male sterili a tutti i livelli (nuocciono a chi li compie prima che a coloro a cui sono indirizzati), di una vita che della relazione con Dio ha pensato di poter fare a meno.
Lo contempliamo oggi nella lavanda dei piedi e, come nell’icona qui sotto, il volto del Signore non ci è mostrato direttamente, ma lo possiamo riconoscere solo nel riflesso nell’acqua del servizio. E lì accanto il pane spezzato ed il calice. Non mi sembra giusto distrarre chi legge dall’opportunità di fermarsi un attimo su questa immagine per cogliere nei particolari che «È la stessa luce che illumina pane e vino, le mani e i piedi del discepolo e del maestro. È la luce della fedeltà di Dio alla sua alleanza. La luce dell’abbandono di Gesù nelle mani del Padre, la luce della salvezza».
Dal Vangelo secondo Giovanni
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io,
il Signore e il Maestro,
ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi».
Di commenti su questo brano se ne trovano tanti in giro (sui libri e nel web) e confesso che non mi sento assolutamente in grado di dire granché.
Vorrei solo soffermarmi su un dettaglio che potrebbe apparire semplicemente letterario, ma reca in sé una finezza spirituale che ci aiuta a rileggere il nostro rapporto con il Signore. Giovedì Santo è la festa dell’Eucaristia, è la festa della Comunione … con Lui e tra noi! “Voi mi chiamate A) Maestro e B) Signore… se dunque io il A) Signore e il B) Maestro … l’ordine di Gesù è inverso. È lo stesso crescendo che all’inizio del Vangelo di Giovanni ha visto protagonisti i primi due discepoli “Maestro dove dimori?” ed il giorno seguente “Abbiamo trovato il Messia”. Non è solo questione di titoli, mi pare di capire, ma di chiedermi sinceramente oggi “Chi è per me? Il maestro o il Signore (il centro, il Kyrios)? Come lo accolgo nella mia vita?”
Perché se è Kyrios ha senso lasciare che ci lavi i piedi e ci domandi non di restituirgli l’amore, ma di dimostrarglielo lavando i piedi degli altri. E questo fa la differenza.
Preghiamo
Signore Gesù,
donami il coraggio di uscire da me stesso imparando l’amore da Te.
Dimmi che tutto è possibile
a colui che crede che il tuo amore è reale.
Dimmi che posso ancora guarire dalle mie ferite
e che la luce del tuo sguardo e della tua Parola ne faranno feritoie per accogliere il dono della Pasqua. Amen