Davvero le nostre attese dicono chi siamo!
Se don Tonino Bello invocava da Santa Maria, donna dell’attesa, il dono di convertirci in ministri dell’attesa probabilmente era perché sapeva che anche a distanza di anni avremmo fatto una gran fatica ad attendere.
In effetti, nella società del “tutto e subito” stona un po’ tutto questo discorso sull’attesa. Non ce ne accorgiamo, ma la logica del “tutto e subito”, del “tutto senza ostacoli” e del “tutto senza Dio”, ci ha resi di conseguenza, figli del “tutto mi è dovuto”. Profondamente ingrati. Purtroppo.
L’avvento di quest’anno ci può servire a riscoprire l’Atteso educando le nostre attese (tramutatesi pian piano in pretese).
Come ha detto qualcuno, «Nell’interiorità e nella pace colui che veglia con fede, medita e prega. Le occupazioni del giorno sono interrotte, le distrazioni svanite. I rumori tacciono e l’anima può farsi attenta. Nel silenzio Dio può parlare. E la persona in preghiera è allora come una lampada tranquilla che veglia nella notte. Dio le parla, la consola, la rischiara, la nutre. Per pregare bene, bisogna vegliare».
E su questo, almeno in teoria, dovremmo essere tutti d’accordo!
Il Signore vi benedica.
donO
Santa Maria, vergine dell’attesa,
donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono.
Le riserve si sono consumate, non ci mandare ad altri venditori.
Santa Maria, vergine dell’attesa,
donaci un’anima vigiliare,
facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere.
Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore
la passione di giovani annunci da portare al mondo.
Rendici ministri dell’attesa perché il Signore che viene,
ci sorprenda, anche per la tua materna complicità,
con la lampada in mano.
(don Tonino Bello)