Connessione.
Chi l’avrebbe mai detto che ci si sarebbe accontentati di una connessione per sentirsi vivi? Eppure, ed è sotto gli occhi di tutti, essere connessi non sempre è garanzia di prossimità e di attenzione, di ascolto e di comunicazione autentica.
Anche quest’anno il Santo Padre rivolge a tutti un Messaggio dal tema molto eloquente che indica un esodo necessario e non procrastinabile dalle communities dei social alle comunità.
Facciamo un esempio vicino a noi. A Laterza, città della nostra Diocesi, non manca mai un pezzo di focaccia o un po’ di carne arrosto: odori, colori e sapori che una connessione – per quanto potente possa essere – non potrà mai offrirci. Tatto, gusto e olfatto sono i nostri canali per entrare in contatto con la realtà: la foto di una focaccia (anche in 3D) non potrà mai saziarci davvero, non potremo sentire la croccantezza della crosta o avvertire la sensazione dell’olio che impregna il tovagliolo nel quale stringiamo il pezzo di focaccia.
Ecco perché le parole del Papa non possono essere disattese: “L’immagine del corpo e delle membra ci ricorda che l’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa”.
Ben vengano, dunque, i gruppi whatapp, i canali telegram e le pagine instagram e Facebook, ma a condizione che al di qua dello schermo ci sia una “rete” di relazioni che potrebbe rimanere in piedi anche senza l’aiuto di strumenti e canali digitali. La rete umana prima di quella digitale.
Preghiamo, allora, per la Chiesa, rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sui “like”, ma sulla verità, sull’“amen”, con cui ognuno di noi aderisce al Corpo di Cristo, perché ci riscopriamo tutti membra gli uni degli altri.