«O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni,
pietra angolare che riunisci i popoli in uno:
vieni e salva l’uomo che hai formato dalla terra».
Siamo fatti di terra e spesso lo dimentichiamo. Ce ne ricordiamo – o ci arrabbiamo per questo – quando la vita con tutta la sua forza ci fa toccare con mano la nostra fragilità e ci fa sperimentare la nostra naturale finitezza. Alla Messa di questa mattina abbiamo pregato per coloro che sperimentano la fragilità umana nell’esperienza della malattia. Ci è stato chiesto di pregare per M., un giovane della nostra comunità che presto subirà un delicato intervento; per intercedere (camminare in mezzo) per gli altri, la conditio sine qua non è tenere i piedi per terra.
La nascita del Signore, il dono della sua presenza, risveglia in noi il desiderio di sentirci accompagnati lungo i sentieri della vita. Ed è proprio per questi sentieri che dobbiamo scegliere se seguire Lui, il Re atteso che dona unità fuori (tra i popoli) e dentro (il nostro cuore), o seguire i nostri schemi.
Recuperiamo con urgenza l’unità di un cuore troppo frammentato perché distratto e inghiottito in vortici di vuoto che lo indeboliscono e lo sgretolano; come direbbe Franco Battiato, dovremmo “Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male”.
Può succedere che qualcuno si metta al centro per prendere il posto del Re (succede, fidati); per questo quelle parole che ci fanno invocare Cristo “pietra angolare” brillano nella notte di vite personali e comunitarie per richiamare tutti a ciò che conta davvero: il Signore Gesù.
#Diosempreconnoi