non trascurare le fondamenta

non trascurare le fondamenta

by donO
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Eccomi qui dopo qualche mese di silenzio.

Ho cominciato a scrivere questo post che stai per leggere alcune settimane fa, ma mi sono sempre fermato dopo poche righe … mancava “dentro” il tassello che avrebbe dato senso a tutto. E alla fine si è palesato.
Sì, ciò che mancava a dare senso a questi mesi di silenzio web era la sintesi che ho espresso nel titolo, ovvero la consapevolezza della pretesa di costruire – iniziative, attività, percorsi – dando per presupposte le basi, dimenticando le fondamenta (ovvero quella parte della costruzione che spesso esternamente non è visibile, ma che conferisce stabilità a tutta la costruzione).

Proprio quelle sono andato a cercare nei mesi scorsi.
E se mentre parti per cercarle ti assale imperiosa la voglia di scendere dall’autobus, trovare una scusa e tornare indietro, resisti perché quello è il segnale che hai imboccato la strada giusta per uscire dalla propria comfort zone.
In questi mesi mi sono messo in ascolto della Parola di Dio, della testimonianza luminosa e silenziosa di Santi come Francesco e Chiara d’Assisi, Carlo Acutis e altri ancora.
Ma ho anche ascoltato chi non la pensa come me, eppure ha tanto da condividere sul quotidiano pellegrinaggio che ciascuno vive.

Parti pensando che lo fai per Dio, che tu debba fare qualcosa per Lui e per te e, invece, che sei chiamato ad accorgerti che le fondamenta non risiedono in quello che tu puoi fare per Dio, ma in

E la prima indicazione che ho trovato lungo il mio cammino la condivido anche qui:

“Un giorno nella diroccata chiesetta di S. Damiano in Assisi, il Signore incontrò un giovane e gli disse:
– Va’ e ripara la mia casa, che, come vedi, è tutta in rovina…
Il giovane, di nome Francesco, rispose d’impulso, com’era nella sua indole di cavaliere e giullare, pieno di devozione, di timore e fervore:
– Sì, Signore, farò come vuoi!
E cominciò a riparare la casa di pietra…
Ma il Signore lo riprese con dolcezza:
La mia casa è il tuo cuore! E, lo vedi, è tutto in rovina!
– Sì, lo so, Signore, è da tempo che cerco di ripararlo, ma non so più cosa fare, dopo tanti sforzi sono più a pezzi di prima…
– Se vuoi, posso aiutarti. Sai, io conosco la tua casa meglio di chiunque altro: sono io che fin dall’inizio l’ho amata, desiderata, sognata ed edificata…
– Sarebbe stupendo… ma non ne sono degno! E poi – l’hai detto tu stesso – tu mi hai creato; allora tu sei il Signore e io il cavaliere, tu il padrone, io il tuo servo…
– Non il figlio appartiene a sua madre, ma la madre amorevole appartiene a suo figlio, per sempre, e un buon papà è vero servo di colui che ha generato. Chi ama si fa servo, chi genera per amore si impegna a servire, e io ti amo da prima che tu nascessi, figlio mio.
Tutto ciò che è mio è tuo, figlio mio
Lascia che sia io a riparare la tua casa. Se il Signore non costruisce, invano faticano i costruttori…
La mia gioia è renderti felice!
Figlio mio, abbi fiducia in me, e la tua fede mi permetterà di beneficarti!
Se vuoi riparare la mia casa, ecco il modo:
lasciami riparare la tua!
Se vuoi amarmi, ecco il modo: lasciati amare!
Se vuoi adorarmi come Dio, ecco il modo:
riconosci di essere figlio mio!

(da “Lascerai tuo padre e tua madre” di Mimmo e Cinzia Armiento, pp. 17-18)

Ci sei ancora? Quando si leggono pagine come questa ti sembra di esserti perso qualche passaggio importante, ti fermi, ti riprendi e dici “fammelo rileggere”. Ti senti sgamato, ma anche amato per come sei … quelle parole ti dicono la verità su te stesso. E tutti i tasselli della tua vita trovano il loro ordine.

E ti copi sull’agenda l’ultima parte:

La seconda indicazione è, allora, nell’esodo pasquale che siamo chiamati a compiere quotidianamente per permettere al Vangelo di renderci non tanto dei ‘bravi ragazzi’, ma dei figli di Dio liberi e contenti (è il sottotitolo del libro di Mimmo e Cinzia Armiento).

Immersi nel continuum del multitasking anche nelle nostre comunità, non ci siamo accorti che il nostro focus è andato alla malora; come direbbe uno dei personaggi di Paul Claudel,

Tra le mille attività da preparare per il nuovo anno pastorale e scolastico, quale sarà la più urgente, quella necessaria? Quale sarà quella che non deve assolutamente mancare? Insomma, dove risiede il nostro fondamento?

Risaliamo alla sorgente: se a noi tocca servire l’incontro tra Dio e gli uomini e le donne di questo tempo, noi non possiamo più pensare al nostro cammino senza prenderci cura della nostra vita spirituale scegliendo di trovare tempo per stare con Dio.

Mi pare che questo sia il tempo giusto perché si oda di nuovo la freschezza della profezia di una “visione cristiana della vita” che annunci la bellezza e la forza del Vangelo per la speranza dei Figli di Dio; sì, perché il Vangelo è il più grande Sì di Dio alla gioia piena di ciascuno di noi (e, magari, potremmo ricordarci che proprio i “no” che ci fanno soffrire di più sono quelli che alla fine ci spalancano realisticamente le porte sulla vita).

All’inizio di questo nuovo anno possiamo iniziare lamentandoci oppure – chiarita la condizione che la fede non è più un presupposto ovvio – concentrarci sull’essenziale. Circondati da rumori che confondono e distraggono, per tornare all’essenziale dovremmo smetterla di trattare tutto come se fosse importante (ci vuole una buona dose di coraggio a dire dei “no”). “Mi torna alla memoria che, proprio in questa Basilica, in un intervento durante il Sinodo Romano, citai alcune parole che mi aveva scritto in una piccola lettera Hans Urs von Balthasar: “La fede non deve essere presupposta ma proposta”. È proprio così. La fede non si conserva di per se stessa nel mondo, non si trasmette automaticamente nel cuore dell’uomo, ma deve essere sempre annunciata” (Benedetto XVI, giugno 2011, Apertura del Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma).

Attingendo ad una bella espressione del Cardinal Martini, auguro a me e a te di ritrovare nella preghiera il “momento di verità dell’essere”: il Padre, Dio, ama gratuitamente, personalmente, smisuratamente ognuno dei suoi figli, peccatori o santi, perché sono suoi figli.
Gli appartengono, sono scritti nel suo cuore e non vuole che uno solo di essi si perda. Perciò li cerca con passione, con tenerezza, quando si allontanano, quando lo disprezzano, lo offendono.
Il Padre col cuore spezzato… è sempre “in viaggio” con infinita pazienza a cercare i suoi figli… li raggiunge e senza mai imporsi offre loro comunione, perdono, la via del ritorno. Quando un peccatore si sente accolto e amato, come Zaccheo, allora il suo cuore può diventare capace di pentirsi e di cambiare vita. E la vicinanza dell’amore vero che ci cambia, che ci mette dentro la speranza e il desiderio di cambiare.
Se quello è il volto di Dio, allora come Chiara, Francesco e Carlo possiamo abbandonare ogni paura. (cfr. appunti personali).

Ti abbraccio.

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