Qualcuno ha già cominciato, qualcuno comincia oggi, qualcuno attenderà l’inizio della prossima settimana per tornare tra i banchi di scuola. Per alcuni si tratta dell’ultimo primo giorno … di scuola.
Tornare a scuola, pensare che i pomeriggi saranno riempiti da libri e quaderni, di concetti e formule da approfondire, di testi da scrivere e da schemi da imparare, da ansie prima e arrabbiature poi per interrogazioni non andate per il verso giusto. Se la vedessimo solo così sarebbe un gran bel guaio. Un giorno forse riconosceremo che quel “4” comparso sul registro (elettronico o meno, poco importa) è stata la migliore leva per farci alzare il cubo da terra e portarlo sulla sedia …
Chiediamoci ora: e se queste giornate, dunque, custodissero sotto questa apparente cenere il fuoco della nostalgia del futuro?
Sembra un paradosso, ma non lo è! Quando sbattiamo la testa su una versione di greco o latino, su una formula di fisica o chimica, su un disegno tecnico o su una ricetta di un tre stelle Michelin e ci chiediamo “ma che c’azzecca con la vita mia?” … ecco in quel momento solleviamo il nostro sguardo da quello che stiamo facendo e guardiamo alla strada fatta fino a quel momento e a quella che abbiamo da fare ancora … Ci accorgeremo che quella piccola grande difficoltà presente è solo l’ennesima tappa di un cammino più grande e che quanto oggi appare inutile per il nostro futuro, sta tracciando un solco profondo dentro di te permettendoti di acquisire condizioni ed abilità che a loro tempo si riveleranno in tutta la loro “utilità” e sapienza.
Uno di voi qualche sera fa mi ha fatto ascoltare su Youtube canzoni di Anastasio, Izi, … (insomma non proprio musica classica) e poi le ha commentate fermando ogni tanto il video “ora senti che dice”, “questa frase mi piace perché significa …”. Gli ho detto “che belle queste analisi del testo che ti ha insegnato a fare la Prof.”. Ci siamo fatti una risata: era vero! Faceva questo con le storie raccontate nelle canzoni perché aveva imparato a scuola a fare l’analisi del testo nelle ore di italiano.
Studiate, anche se per ora vi sembra di non cogliere il senso, il legame con la vostra vita, di quello che i vostri “in-segnanti” vi propongono/impongono di studiare. Fidatevi di loro, ritenetevi fortunati se avete docenti decenti che non vi coccolano, ma vi spingono verso l’orizzonte per farvi notare, appena pensate di esserci arrivati, che quello non è altro che un obiettivo/ una tappa e che l’orizzonte è ancora più avanti. Non fermatevi e studiate ancora.
Fatelo per voi, fatelo per il vostro futuro. Abbiate, appunto, nostalgia di futuro.
Concludo.
Se durante l’estate qualcuno si è sballato (un po’ troppo) e ha fatto le ore piccole invertendo – un po’ come i neonati – la notte con il giorno … ora tutto deve per forza ritornare in ordine. Anche qui non si tratta di sopportare un ordine imposto, ma di mettere in campo il miglior realismo di cui siamo capaci per riscoprire che “non bastano le buone capacità per raggiungere un risultato, ma occorrono scelte e comportamenti coerenti”.
Che ci piaccia o no, la passione serve (e di questi tempi scarseggia e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno), ma non basta.
Buon lavoro, ragazzi!
Dio vi benedica!
donO